Descrizione
L’appellativo di Miglio è comunemente usato per definire una vasta gamma di piccoli cereali assimilabili per dimensioni del seme e utilizzo della granella. A volte viene addirittura usato per descrivere il Sorgo.
Caratteristica peculiare del miglio è di resistere bene alla siccità: difatti il suo apparato radicale è molto ramificato e riesce a captare in modo molto efficiente l’acqua nel terreno. Inoltre, riesce ed avere un ciclo breve che ne consente la coltivazione come intercalare estivo, dopo il raccolto di una specie autunno-vernina, anche in zone non irrigue.
Come il Mais è una pianta a metabolismo del carbonio di tipo C4, adatto ad accrescersi con le temperature estive.
Per questa sua capacità di crescere con poca acqua è alla base dell’agricoltura e della dieta nei climi semi-aridi e sub-sahariani.
I migli appartengono tutti alla famiglia delle Graminacee e comprendono quattro generi della tribù delle Paniceae ed un genere (Eleusina) della tribù delle Chlorideae.
Tra questi, tra i più coltivati e utilizzati nel mondo sono: Miglio perla (Pennisetum glaucum), Miglio africano (Eleusina coracana), piccolo miglio (Panicum sumatrense), Miglio giapponese (Echinochloa crusgalli); il Miglio (Panicum miliaceum) e il Paníco (Setaria italica) sono le specie comunemente coltivate in Italia.
Il seme è una piccola cariosside naturalmente senza glutine.
CARATTERISTICHE e BENEFICI
Il miglio è un seme naturalmente senza glutine: costituisce una fonte proteica comparabile al frumento e al mais, ha una composizione amminoacidica adeguata. Il fattore limitante è costituito dalla Lisina, del quale il miglio è carente (in modo simile al frumento, ad esempio).
E’ considerato un’ottima fonte di Potassio, Magnesio, Zinco, Rame e Boro: non è invece molto ricco di Calcio, e non presenta praticamente tracce di Sodio.
Inoltre, è piuttosto ricco di vitamine del gruppo B e di vitamina E.
E’ uno fra i cereali più nutrienti e digeribili che va consumato decorticato perché il tegumento che lo riveste è resistente all’azione dei nostri succhi gastrici.
Grazie alla sua struttura, l’amido presente nelle varietà di miglio comunemente coltivate nei nostri ambienti presenta una digeribilità simile a quella del mais e di altri cereali.
Inoltre, al miglio viene attribuita una buona capacità prebiotica, grazie alla frazione dell’amido resistente agli enzimi digestivi del piccolo intestino. Tale frazione viene quindi fermentata e trasformata solo successivamente nel colon, promuovendo la crescita di reazioni e microrganismi probiotici favorevole ad una migliore digestione, con effetti simili a quelli della fibra alimentare.
UN PO’ di STORIA
Il miglio può considerarsi un seme antico, specialmente sul territorio italiano, dove è presente nei ritrovamenti archeologici fin dall’età del Bronzo, per tutto il periodo romano.
Lo stesso nome Setaria italica dato dal botanico Linneo si riferisce alla lunga tradizione colturale di questo seme nella nostra penisola.
Alcune ipotesi di ricerca stanno investigando se ci sia addirittura stata una co-evoluzione del miglio e della flora intestinale nelle popolazioni italiane.
Il miglio rimase infatti una coltura alla base dell’alimentazione in Italia fino all’avvento del mais e della patata, dopo la scoperta del continente americano.
Carlo Berti Pichat, nel suo “Corso teorico e pratico di agricoltura”, scrive alla metà del 1800:
“Celebre l’Italia centrale per la coltivazione del Miglio, lo era anche prima de’ Romani, secondo Filippo Re. Oggi questa coltura è limitatissima”.
Il miglio era un prodotto importante potendosi adattare a terreni magri e non irrigui: aveva molteplici usi per l’alimentazione umana, animale (in particolare come becchime per gli uccelli), e nella medicina.
Il miglio è anche un’ottima base per la produzione di malto: durante la II Guerra Mondiale veniva infatti utilizzato in alcuni paesi europei in sostituzione dell’orzo per la produzione di birra. A tutt’oggi in Africa, India e Giappone si consumano molte pietanze e bevande alcoliche a base di miglio fermentato.
PRODUZIONE e COMMERCIO
Nel 2013 l’Italia aveva una bilancia commerciale in relazione al miglio molto sfavorevole: aveva infatti un import di 11538 tonnellate (10° al mondo), esportandone solo 39.
I maggiori paesi produttori sono l’India, la Nigeria e il Niger: questi tre paesi sono anche tra i maggiori consumatori. L’India è anche il maggior esportatore mondiale, seguita da Ucraina, Russia, Stati Uniti e Francia.
Riferimenti
Manuale sul miglio a cura del Cermis e Gal Sibilla
Database e articoli scientifici
Millets: Nutritionalcomposition, some health benefits and processing – A Review
Nutritionally important components of Proso Millet (Panicum miliaceum L.)
The potential of resistant starch as a prebiotic
Millet Grains: Nutritional Quality, Processing and Potential Health Benefits
La coltivazione del miglio nell’epoca romana
Paleobotanica in Italia
Database FAOSTAT
Informazioni aggiuntive
Peso | 0.5 kg |
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Dimensioni | 25 cm |
Valori nutrizionali | Valori medi per 100 gr di prodotto |
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