

Siepe viva intorno al campo di Biopuntozero a Montecatini Val di Cecina
Siepe viva intorno al campo di Biopuntozero a Montecatini Val di Cecina
L’altro giorno ho assistito ad un interessantissimo incontro delle organizzazioni della società civile dello Swaziland che si occupano di sovranità alimentare, agricoltura contadina e agroecologia.
La discussione è stata molto costruttiva ed interessante, e tutti concordavamo sulla necessità di battersi per un’agricoltura che riunisse i produttori e i consumatori intorno al tema della salute del suolo.
Un rappresentante di un’associazione di contadini ha fatto una metafora che mi ha colpito per spiegare la differenza tra l’agricoltura industriale, in cui la resa per ettaro è l’obiettivo a qualsiasi costo, e quella che cerco di praticare anche io con Biopuntozero, l’agroecologia, in cui cioè la resa e la qualità di ciò che produco dipende da quanto mi prendo cura della salute del suolo.
La metafora si basa sull’immagine che tutti possono comprendere della donna incinta, e in sintesi dice questo: l’agricoltura industriale vorrebbe nutrire soltanto il feto (la pianta), disinteressandosi del fatto che la madre (il suolo) avvizzisca e deperisca, compromettendo oltre alla sua vita anche la capacità di generare altri figli.
L’agroecologia invece si prende cura della madre, poichè sa che dalla salute della madre dipende anche la salute del figlio, e che la nutrizione che può dare la madre al proprio bambino non è eguagliabile.
A volte come agronomo mi rendo conto che le spiegazioni ultra-dettagliate che vorrei dare certo servono per alcuni, ma forse non raggiungono tutti: questa bella metafora, semplice, mi ha aperto una nuova visione.
A presto!
Tommaso
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